VETERINARIA VENATORIA

LA ZOPPIA DEL CANE DA CACCIA


UN NOTEVOLE PROBLEMA ARTICOLARE PER IL CANE DA CACCIA

LA ZOPPIA DEL CANE DA CACCIA

I nostri cani, animali vivaci, spesso irruenti, amanti delle galoppate sfrenate in ampi spazi e, spesso, giudici poco attenti dei pericoli che il selvatico o l’ambiente possono rappresentare, vanno spesso incontro a fenomeni improvvisi di zoppicatura.

E’ doveroso sottolineare che la difficoltà o l’impossibilità di deambulazione non sempre sono necessariamente riconducibili a fattori traumatici che intercorrono durante l’attività venatoria, data l’ampia casistica di malattie ortopediche congenite o dell’accrescimento, neurologiche, infettive… che possono determinare una tale sintomatologia, ma in quest’articolo, per circostanziare un argomento altrimenti troppo vasto, voglio puntare l’attenzione su ciò che, più comunemente, può accadere al cane durante il lavoro e su come il cacciatore possa intervenire nell’attesa del veterinario. 

I cani da caccia, soprattutto se segugi abituati ad un’attività venatoria che può spesso metterli a confronto con prede molto grandi e pericolose, sono spesso soggetti a zoppie, ancora più frequenti se non sono stati preparati al lavoro con un buon allenamento, se corrono su terreni irregolari e se, ovviamente, sono abbastanza in là con gli anni e presentano una certa predisposizione a dolori artritici, incentivati dall’umidità e dal freddo cui sono sottoposti. 

Tra le più comuni cause di zoppia, ritroviamo sicuramente contusioni e stiramenti. Per contusione intendiamo una pressione improvvisa e forte, subita da tessuti molli quali i muscoli, con dolorabilità dovuta alla conseguente formazione d’ecchimosi, ematomi e versamenti. E’ ciò che comunemente definiamo come “il mio cane ha preso una botta…”: la “botta” può essere causata ad es. da una caduta del cane, ma talvolta anche dall’aggressione di una preda pericolosa come un cinghiale. In seguito alla contusione il cane può talvolta anche continuare a muoversi e correre per un po’, ma il dolore subentra comunque nell’arco di poche ore, talvolta con tumefazione della zampa interessata, e rende difficoltoso il movimento.

In tal caso raramente il cane non può appoggiare la zampa a terra e, spesso, con il riposo forzato, associato ad antinfiammatori prescritti esclusivamente dal veterinario, si riesce a far muovere normalmente il cane in una settimana-dieci giorni. Iter molto simile possono avere i cosiddetti stiramenti che vanno a coinvolgere le articolazioni, costituite di tendini, legamenti e capsula di rivestimento. In questo caso possono essere delle posizioni scorrette, assunte involontariamente dalla zampa del cane, le cosiddette “storte”, che sforzano l’articolazione infiammando le strutture che la costituiscono e talvolta determinando anche l’accumulo di liquido infiammatorio nell’articolazione stessa. Tutto questo provoca improvvisamente forte dolore nel cane che difficilmente riprende rapidamente a correre, a meno che la distorsione non sia lieve.

Più comunemente, il risentimento si accentua per un giorno o due, ma il cane, pur non appoggiandolo, riesce comunque a muovere l’arto; la sintomatologia generalmente scompare dopo qualche giorno di riposo. Anche in questo caso, comunque, dovrà essere il veterinario a valutare che la lesione sia di poca entità e curabile solo con un riposo forzato (guinzaglio o piccolo canile) e antinfiammatori e che non si tratti, invece, di un problema più grave. 

In effetti, cani di dimensioni importanti quali bracchi, setter e spinoni possono presentare zoppia improvvisa ad un arto posteriore a seguito di un potente movimento scorretto che va a determinare la rottura del legamento crociato. In tal caso il cane si fermerà improvvisamente guaendo di dolore, incapace ad appoggiare l’arto colpito per effettuare un passo e la zoppia non verrà recuperata se non con un intervento chirurgico, effettuato da veterinari ortopedici a seguito di una corretta diagnosi per mezzo di visita clinica ed esame radiografico o TAC. 

Dato che, in queste varie situazioni, spesso ciò che appare al cacciatore, in un primo momento, è una sintomatologia molto simile, consiglio sempre e comunque una scrupolosa visita veterinaria, senza far trascorrere uno o due giorni dall’inizio del problema nell’attesa che…passi da solo. In tal caso, se siamo sfortunati, è possibile che la lesione, già importante, diventi molto grave per lo sforzo effettuato dal cane nel tentativo di camminare o per la pericolosa somministrazione di antidolorifici umani, decisa impropriamente dal proprietario, senza consiglio veterinario. 

Chiaramente, per il trasporto di un cane, anche con zoppia lieve, dal veterinario sarebbe bene non costringere l’animale a camminare, ma permettergli di essere trasportato in braccio o in auto fino all’ambulatorio, evitando fasciature, fintanto che non sia avvenuta la diagnosi: se la parte tende ad essere molto gonfia e dolente, possiamo applicarvi anche del ghiaccio, ovviamente avvolto da stoffa e non a contatto diretto con la pelle. 

Comunemente le zoppie durante le battute di caccia possono essere causate, in maniera più manifesta, da corpi estranei taglienti o penetranti che provocano ferite, soprattutto ai polpastrelli o negli spazi interdigitali. E’ quindi buona norma controllare sempre l’arto che viene appoggiato con difficoltà, per valutare la loro occasionale presenza. Nel caso, possono essere estratti con una pinzetta e la ferita disinfettata con acqua ossigenata o betadine diluito; il veterinario va comunque consultato per sapere se dover apportare o meno una terapia antibiotica sistemica, soprattutto nel caso in cui si sospetti l’avvenuta infezione, nonostante le prime cure. 

Nel caso in cui la zoppia sia determinata da una vera e propria frattura, la sintomatologia è decisamente molto più imponente rispetto a quelle fin qui presentate. Il dolore sarà immediatamente molto forte e aumenterà in maniera assolutamente evidente col passare delle ore. Il cane non riesce ad utilizzare l’arto che diventa rapidamente molto gonfio, dolorante e, nei casi di fratture scomposte, può assumere anche delle angolature anomale. 

Se c’è il sospetto di una frattura, è assolutamente necessario legare il muso del cane prima di qualunque manovra, perché il dolore che esso percepisce è tale da terrorizzarlo e renderlo potenzialmente molto pericoloso. Se la frattura è esposta, cioè se il moncone osseo è visibile all’esterno perché, tagliente, ha lacerato tendini muscoli e cute, è bene sciacquar abbondantemente con semplice acqua la ferita per ripulirla da tutte le impurità (terriccio, rametti…) e fasciarla con una garza umida per proteggerla da agenti esterni. 

Sconsiglio vivamente ulteriori manovre quali tentare di riposizionare l’osso o effettuare steccaggi di fortuna perché, se attuati in maniera inesperta, oltre a provocare dolore indicibile all’animale, possono peggiorare la situazione già grave. Il cane va adagiato di lato in una barella occasionale, anche una giacca da caccia o una coperta vanno bene, in maniera da sostenerlo nel tragitto e, se possibile, la zampa fratturata, nella parte rimasta integra, può essere appaiata, con una legatura, a quella sana e parallela, per ridurne i movimenti senza forzarla eccessivamente. Ovviamente il cane dovrà essere trasportato nel più vicino ambulatorio il più rapidamente possibile per le cure del caso. 

Per quanto riguarda invece l’apparato muscolare, ricordo invece una patologia che può essere di riscontro non raro per soggetti dalle masse muscolari piuttosto marcate, come Pointer e Kurzhaar, non correttamente allenati o sottoposti a sforzi eccessivi e duraturi: la miosite da sforzo appunto. Un po’ come succede a noi dopo un lavoro muscolare eccessivo, anche i nostri cani, infatti, il giorno dopo una lunga cacciata, possono presentare un caratteristico atteggiamento a “cavallino di legno”, in cui l’andatura si presenta rigida e difficoltosa, quasi a scatti e sembrano camminare sugli spilli, nel tentativo di contrarre i muscoli dolenti il meno possibile. Non si tratta di una patologia preoccupante e solitamente si risolve con il riposo per alcuni giorni; indubbiamente in questo caso la miglior cura è …la prevenzione che prevede di preparare gradualmente i nostri ausiliari all’attività venatoria e non farli appesantire troppo con un’alimentazione eccessiva. 

Sara Ceccarelli

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